Reto Albertalli

Partire per l’esercito credendo di poter testimoniare di un’esperienza umana forte e rendersi conto che è una noia mortale. Sempre cosciente di essere allievo costretto in una scuola di guerra mascherata da campeggio folcloristico nazionale.
Annoiarsi a tal punto da dirigere l’obiettivo del piccolo apparecchio tascabile su avvenimenti normalmente ininteressanti... Accumulare negativi e scoprire di aver comunque della materia fotografica, una volta fuori dal contesto.
Costituire una serie limitata a cinque immagini comporta non poche difficoltà e sacrifici. Scegliere nell’intento di voler trascrivere la mia attitudine, costruendo un reportage sull’esercito svizzero, con uno sguardo totalmente soggettivo (quello di un soldato), senza cadere in nessuno dei clichés possibili... tentare di sorprendere e rovesciare l’immaginario militare... quando il vissuto non propone assolutamente niente di interessante. Restare ironico, critico per quanto possibile, tenendo presente il fatto che, appunto: si tratta sempre di un’armata e che un fucile è stato creato con un solo intento...
Non è un gioco, come sembra.